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Passi di pace

Un «calendario interdiocesano per la pace»

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S’intitola «Passi di pace» l’iniziativa che le diocesi di Belluno-Feltre, Concordia-Pordenone, Padova, Treviso, Vicenza, Vittorio Veneto e Trento hanno orchestrato per la Giornata mondiale della pace (1° gennaio) e l’intero mese della pace: il calendario di gennaio sarà un «calendario interdiocesano per la pace», scandito da «un cammino disarmante». Oltre alle Chiese locali, l’elenco dei soggetti organizzatori si apre a ventaglio, dall’Azione cattolica agli Scout passando per le Acli, il Movimento dei Focolari, l’associazione Comunità Giovanni XXIII, Sant’Egidio, Beati i costruttori di pace, per non citarne che alcune.

La pagina facebook

Cancellate dalle agende diocesane tutte le veglie e le marce per la pace, a motivo delle restrizioni per la pandemia, gli organizzatori non si sono persi d’animo e si sono rivolti ai social quale mezzo per mettere e mettersi in contatto. Sarà on-line la pagina Facebook sulla quale saranno trasmesse in diretta, oltre che su altri social, le celebrazioni e le iniziative.

1° gennaio – L’inizio è appunto il 1° gennaio, Giornata mondiale di preghiera per la pace. Il passo si intitola «Unire» e consiste nel promuovere un messaggio e iniziative di pace. Diretta alle ore 16.00.

9 gennaio – Il secondo passo si intitola «Pregare» e sarà sabato 9 gennaio, dalle ore 20.00: sarà la veglia di preghiera per la pace «Armati di pace» della diocesi di Vittorio Veneto.

17 gennaio – Il terzo passo si intitola «Conoscere» e consiste in una tavola rotonda della diocesi di Padova, organizzata a partire dalle 17 di domenica 17 gennaio. Interverranno Lisa Clark, copresidente dell’International Peace Bureau, Francesco Vignarca, coordinatore delle Campagne di rete italiane «Pace e disarmo», Carlo Cefaloni, redattore di «Città nuova» e padre Mario Menin, direttore di «Missione oggi». Saranno riferite esperienze di pace dalle varie diocesi.

20 gennaio – Un Webinar (seminario interattivo tenuto su internet, ndr) della diocesi di Treviso, intitolato «Urla e silenzi di guerra» e condotto da Nello Scavo, firma di “Avvenire”, costituisce il quarto dei passi di pace, sotto il cartiglio «Ascoltare». Andrà in diretta su Facebook mercoledì 20 gennaio a partire dalle 20.30.

22 gennaio – Molto caratterizzato il quinto dei passi di pace, intitolato «Sperare». Sarà in diretta da Aviano, in diocesi di Concordia-Pordenone, venerdì 22 gennaio alle ore 12. Si intitola «Pace al decollo» ed auspica come la pace possa prendere il volo, in un luogo dove a decollare sono tuttora le aeromobili militari dell’Usaf, l’aeronautica militare statunitense. La base militare di Aviano, con quella di Ghedi (Bs), custodisce in Italia 40 testate nucleari, versioni aggiornate rispetto alle bombe sganciate nel 1945 su Hiroshima e Nagasaki.

27 gennaio – Il sesto passo si intitola «dialogare» ed è curato dalla diocesi di Treviso. Alle ore 20.30 di mercoledì 27 gennaio testimonieranno dal Libano padre Michel Abboud, presidente della Caritas nazionale libanese, e dalla Turchia monsignor Paolo Bizzetti, vicario apostolico dell’Anatolia.

Il messaggio del Papa

Tutti questi incontri sono  organizzati sulla falsariga del messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale della pace: «La cultura della cura come percorso di pace». Fin dall’inizio del testo, Francesco dichiara di proporre la cultura della cura come antidoto alla «cultura dell’indifferenza, dello scarto e dello scontro, oggi prevalente». Le pagine bibliche citate fanno riconoscere Dio creatore come origine della vocazione umana alla cura e come modello della cura; nel ministero di Gesù e dei credenti in lui la cura e la sua cultura hanno preso forma nell’avvicinarsi ai malati per guarirli, nel perdonare i peccatori e offrire loro una vita nuova e in quelle che la catechesi fissò come opere di misericordia corporali.

Dalla dottrina sociale della Chiesa il Papa prende poi quelle azioni che costituiscono «la grammatica della cura»: sono «la promozione della dignità di ogni persona umana, la solidarietà con i poveri e gli indifesi, la sollecitudine per il bene comune, la salvaguardia del creato».

La promozione della cultura della cura, poi, prende vita nella famiglia, «che ha bisogno di essere posta nelle condizioni per adempiere questo compito vitale e indispensabile»; prosegue nella scuola e nelle università, come pure nei soggetti della comunicazione sociale;  inoltre «le religioni e i leader religiosi in particolare possono svolgere un ruolo insostituibile nel trasmettere ai fedeli e alla società i valori della solidarietà, del rispetto delle differenze, dell’accoglienza e della cura dei fratelli più fragili».

L’appello del Papa è anche «a quanti sono impegnati al servizio delle popolazioni, nelle organizzazioni internazionali, governative e non governative, aventi una missione educativa e a tutti coloro che, a vario titolo, operano nel campo dell’educazione e della ricerca.

Un mondo libero da armi nucleari

La pace nel mondo passa ha come passaggio obbligato l’eliminazione dalla faccia della terra delle armi nucleari. Il 16 dicembre, per presentare un libro edito dalla Georgetown University Press e intitolato «A World Free from Nuclear Weapons» (Un mondo libero dalle armi nucleari) si è tenuto un webinar promosso dal Dicastero della Santa Sede per il Servizio dello Sviluppo umano integrale, dove il cardinale Silvano Maria Tomasi e gli altri intervenuti hanno ribadito quanto espresso in tutta chiarezza da «Fratelli tutti» (n. 262): «La pace e la stabilità internazionale non possono basarsi su un falso senso di sicurezza, sulla minaccia di distruzione reciproca o di annientamento totale, o semplicemente sul mantenimento di un equilibrio di potere».

«In questo contesto – aggiunge il Pontefice – l’obiettivo finale della totale eliminazione delle armi nucleari diventa sia una sfida che un imperativo morale e umanitario». «Con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari – sottolinea Francesco – creiamo un fondo mondiale che possa finalmente porre fine alla fame e favorire lo sviluppo nei Paesi più poveri».

don Giuseppe Bratti

Cultura della cura, nuova globalizzazione